Sito ufficiale della destinazione San Gimignano
Itinerari

Passeggiate Poetiche a San Gimignano, luogo dell’anima

Nelle poesie si rivela la voce più profonda della città Patrimonio dell’Umanità, che ci parla nei versi di chi l’ha saputa ascoltare. Un itinerario a piedi per cuori sensibili e menti curiose.

San Gimignano è ammantata di un fascino senza tempo, che nei secoli ha nutrito le menti e l’immaginazione di grandi personalità, ispirando non solo letterati, ma anche poeti e poete. La bellezza della città e l’amore che sa suscitare negli animi risuonano in versi sciolti, rime sonanti, impressioni e sogni trasformati in parole. Da alcune di queste opere ha inizio un percorso che ci porta a scoprire un lato diverso di San Gimignano, con una passeggiata che intreccia le suggestioni del paesaggio con le voci poetiche di chi, dal Medioevo fino ai nostri giorni, ha popolato, vissuto e animato la città, percorrendo le sue strade e catturando la sua essenza in versi indimenticabili.

È un’esperienza che arriva dritta al cuore, e parla agli animi romantici. Passo dopo passo, la città si trasforma da luogo fisico a involucro emotivo e spirituale, scrigno di storie e sentimenti tramandati di generazione in generazione. Ascolterete la voce profonda che le pietre del centro storico – Patrimonio dell’Umanità – custodiscono, incuranti dello scorrere dei secoli. Forse non a caso, Magda Ceccarelli De Grada la chiamava “la passeggiata filosofica”. Tra il paesaggio della campagna toscana da un lato e le mura della città dall’altro, l’itinerario si snoda in luoghi che sanno suscitare passioni e pensieri profondi. Anche il pittore Ernesto Treccani, genero di Magda, amava stare su queste sedute di pietra per ammirare il panorama e rappresentarlo in molti dei suoi quadri.

Nell’estate di San Gimignano

Il viaggio poetico ha inizio con le parole di Folgore da San Gimignano, eminente poeta della città, i cui versi sono riportati nelle antologie di letteratura e vengono studiati nelle Università italiane e straniere. Anche se la sua vita rimane avvolta nel mistero, le rime gioiose e scherzose dei suoi sonetti ci parlano di un mondo di sogni e di piaceri, di giorni spensierati trascorsi in compagnia, e di stagioni che si susseguono nell’armonia della natura. D’Agosto, sonetto del XIII secolo, ci fa immergere lentamente in un universo fatto di colori e profumi, di risate e di emozioni, in cui la vita è protagonista e celebrata nelle sue molteplici sfumature.

Folgore da San Gimignano, D’Agosto, XIII sec.

D’agosto si vi do trenta castella
in una valle d’alpe montanina,
che non vi possa vento di marina,
per istar sani e chiari come stella;
e palafreni da montare ’n sella,
e cavalcar la sera e la mattina:
e l’una terra a l’altra sia vicina,
ch’un miglio sia la vostra giornatella,
tornando tuttavia verso la casa;
e per la valle corra una fiumana,
che vada notte e dí traente e rasa;
e star nel fresco tutta meriggiana:
la vostra borsa sempre a bocca pasa,
per la miglior vivanda di Toscana.
Verso il cielo, il canto della città

Continuiamo il percorso con i versi di Gina Gennai, figlia del tardo ‘800 di San Gimignano, il cui spirito indomito risuona nelle sue rime. La poetessa canta l’indipendenza femminile che le donne stavano cercando di conquistare nei primi anni del ‘900, e la città alla quale restò sempre molto legata. La propria terra (1923), ci porta nella sua città natale, una San Gimignano “sonora” che si innalza verso il cielo.

Gina Gennai, La propria terra, 1923

Ecco il tuo canto. Leggero
Il vento lo annunzia
cingendoti come in un’onda
sonora di echi. Lontano,
dal colle turrito, ne giunge:
flettono lievi le cime
gli snelli cipressi
che segnan salendo la via:
i pini dorati al tramonto
bruciano gli ultimi incendi.
Ecco il tuo canto. Di esso
palpita lieve ogni stelo
sul ciglio dei campi: fremente
va per i limpidi cieli
l’anima tua con le rondini,
l’anima tua con le stelle.
Nell’inverno, impetuosa nostalgia

Con il mutare delle stagioni, San Gimignano cambia veste, e da D’Agosto arriviamo ad Inverno (1971). I suoi versi brevi e intensi, dotati di grande ritmo, sono nati dalla penna di Magda Ceccarelli De Grada. La sua risoluta personalità fu al centro del fermento culturale milanese negli anni della Resistenza e proprio nella città meneghina, in cui si era trasferita insieme al marito, il pittore Raffaele De Grada, scrive le poesie dedicate a San Gimignano, della quale ricorda i luoghi, le persone e la vita.

Magda Ceccarelli, da Inverno, 1971

Per quel filo sottile
che ci lega
(a venti avversi
e rabbia di demoni
resiste)
io mescolo nel vaso
miele e cera
e perché no?
Catrame,
per farne come gomena
in tempesta.
Di colori e di paesaggi

Mentre ci avventuriamo tra le strade di San Gimignano, incontriamo anche le voci di poete contemporanee italiane che hanno trovato ispirazione in questa città durante residenze creative o incontri culturali. Attraverso le loro parole sentiamo l'eco del passato mescolarsi con il presente, e si percepisce la nascita di un nuovo, indissolubile legame tra le generazioni di poeti e poete che hanno contribuito a rendere la città un luogo di eterna ispirazione e bellezza. Durante la passeggiata, scopriremo queste sinergie nelle poesie Paesaggio (Antonella Anedda, 2007); Prendere dimora (Elisa Biagini, 2009); Canti di un luogo abbandonato (Azzurra D’Agostino, 2013); Ciò che il mondo separa (Francesca Matteoni, 2021).

Antonella Anedda, Paesaggio, 2007

“ …che fece me a me uscir di mente” (Purg.VIII)

Mi avvicinai a un ramo carico di neve
dove uno dei corvi piegava sotto le zampe il legno.
Diventai quel dondolio di grigio e nero.
E quel diverso verde (misto di salvia e gelo)
che avanzava con un tocco di livore sulle nubi.
Vidi me stessa dentro quel purgatorio.
Tutto era paesaggio. La rabbia: un tumulo.
L’incertezza – a mucchi: una collina.
Il disamore: alberi con ombre intirizzite.
“Osserva” disse l’ombra nel cespuglio più vicino:
“la nebbia inghiotte il tuo dolore.
Impara nel tuo spazio mortale
imparando si sfiora il paradiso.”
Sì, risposi e la luce diminuì l’ira del mattino
divise il mio corpo dal rancore
impose alle ombre di tacere.
E un tagliente azzurro prese
– era già paradiso? il posto del paesaggio,
della prima persona.

Elisa Biagini, Prendere dimora, 2019

“ché non ci ha miglior vita, in veritate:
e questo è vero, com’è ’l fiorin giallo.”
Folgore da San Gimignano
è l’acuto del giallo che apre
il corpo, ci pesca
la bussola e si avvia
tra i sassi spaccati le
briciole gialle di un
pasto di luce
su questa carne di carta
si traccia la gialla
misura dello sguardo
nei bulbi senza luce
vibra il tuorlo
di un corpo sospeso
qui si raccoglie un muschio
giallo di attesa, lento
come nebbia
tra l’albero e la sua ombra
tu resti nell’occhio giallo,
tra cane e lupo
(poi ti rifai un orecchio,
riappendi le foglie
e prendi dimora
nell’onda dell’ombra)

Azzurra D’Agostino, Canti di un luogo abbandonato, 2013

Un casolare e intorno campi
che cambiano colore e non lo sanno.
Non arrivano fin qui tutti i rumori
di quello che era un posto da abitare:
l’aia, il cane, lo zampettare
dei topi, forse un canzone
e il rimescolare della fame
di uomini e bestie.
Dicono sia stata anche felice
questa campagna.
I sassi e l’ardesia posati
nel duro del presente
restano in piedi adesso
in un tempo che non è per loro.
Restano in piedi come i ciliegi
che arrossano la terra
in silenzio. Noi siamo
un po’ più giù, di poco,
in una solitudine bianca,
disinfettata, che non s’immaginava.

Francesca Matteoni, da Ciò che il mondo separa, 2021

Stava, un giorno, una ragazza in una torre.
La torre si spellava il bosco di dosso,
impediva la vista alla luna.
La torre era d’osso e cemento
e qualcosa come il rimorso.
Nella torre non c’era l’inferno
non c’era l’estate, l’inverno
non c’era l’ingresso o l’uscita
non c’era la morte o la vita
c’era un vago rumore di passi
di stomaci tesi.
E una livida stella sul petto.
(…)
Cittadina del mondo, patrimonio dell’umanità. Dove respirare l’atmosfera del Medioevo e immergersi nella magnifica campagna toscana all’insegna di uno stile di vita bello e sostenibile.
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